Visualizzazione post con etichetta Ambiente. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Ambiente. Mostra tutti i post

martedì 1 aprile 2008

Meadow (Espers)

Pesce d'aprile.

Andiamo a pesca?

Normalmente sono un burlone, uno cui piace scherzare su tutto, spesso rovinando nel cinico.
Per il primo di aprile farò un'eccezione e mi darò l'occasione di redimermi.
Oggi segnalo un blog che ho scovato girovagando qui e lì.
Si chiama Ecoblog ed è (come il nome stesso suggerisce) un blog ecologico e che parla di ambiente.
Il ramo in cui mi sto per laureare si chiama Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio, purtroppo però, a dispetto del nome, la facoltà che frequento non affronta in modo assolutamente esaustivo i temi della protezione dell'ambiente come mi aspettavo quando mi sono iscritto cinque anni orsono.


Spesso mi accorgo che, in tema di ambiente, le notizie più utili e farcite vengono dalla rete ad opera di molti facinorosi che non hanno spazio nei mezzi di comunicazione 'canonici'.
Nonostante negli ultimi anni si parli molto di più di ambiente, l'ignorazna regna ancora sovrana, pochissimi hanno idee chiare e, al di là delle parole, ancora meno passano ai fatti per quanto riguarda i comportamenti quotidiani che possono avere grandissimi impatti a livello planetario.
Basti pensare che quasi nessuno sa quale valore possa avere la raccolta differenziata, pochi fanno attenzione a mettere in atto quei piccoli gesti ed espedienti utili al risparmio energetico.
Questo Ecoblog è in grado di informare su tante piccole e grandi cose di cui DOBBIAMO essere consapevoli.
Molti degli innumerevoli gesti che facciamo durante il giorno possono essere compiuti in un modo meno dannoso, se non virtuoso.
Credo sia l'ora di imparare ad ascoltare le voci di chi ci avverte sui rischi che corre il nostro pianeta, la flora, la fauna e di conseguenza (per i più egoisti) la nostra salute di esseri umani (e quella dei nostri figli). Smettiamola di considerare i discorsi legati all'ambiente come inutili allarmismi, dicerie, falsi allarmi, discorsi di pazzi invasati, di salva-api con le manie di persecuzione.


L'aria, l'acqua, la terra, le piante, gli animali e l'uomo, sono pieni della merda che l'uomo stesso sta mettendo in circolo con la sua sete di denaro, col suo bieco egoismo e la sua eterna miopia sul presente e sul futuro.
I temi legati all'ambiente sono infiniti... a ben vedere quasi ogni cosa che usiamo, consumiamo, mangiamo, calpestiamo, guidiamo o buttiamo è in stretto legame con l'ambiente in ogni suo stadio di vita...
Purtroppo gli stessi stadi sono legati a doppio filo anche al valore monetario del bene.
Durante nascita, vita e morte di un prodotto, ambiente e denaro sono in perenne contrasto.
Meno si vuole arrecare danno all'uno più si arreca danno all'altro, e noi tutti sappiamo chi è quello che ha SEMPRE la meglio...


Guardiamo agli indiani e a quelle tribù 'barbare' che ancora sanno vivere in armonia con l'ambiente, senza massacrarlo, senza depredarlo, magari (addirittura) senza saper leggere o pregare il nostro Dio.
Guardiamo agli animali e alle piante, esseri viventi di 'rango inferiore' in grado di non distruggere l'ecosistema in cui abitano pur non camminando su due piedi o non avendo un cervello che pesa un chilo.
Credo che i nostri animali da compagnia ci reputino dei criminali deficienti.
Con quale coraggio guarderò ancora in faccia un lombrico?
Con quale faccia dovremmo ancora ammirare la bellezza di albero fiorito?
Ormai siamo deprecabili anche allo sguardo dei virus.
Tra poco anche loro si schiferanno di starci appresso. Fino i funghi dei piedi ci fuggiranno per la vergona... rimarremo soli coi nostri cancri. Cancri noi stessi.


giovedì 21 febbraio 2008

Dirt (Alice in Chain)

Ha dell'incredibile la notizia che ho sentito ieri al TiGGì.
Si diceva che alcuni immigrati (non so di quale nazionalità... non lo ricordo) si sarebbero messi a girare per rovistare di notte in mezzo al pattume che invade Napoli al fine di recuperare oggetti seminuovi (e ce ne sono) da rivendere durante il giorno.
Ora, non è incredibile che qualcuno pensi di rovistare tra i rifiuti (è il secondo mestiere più vecchio del mondo), il paradosso è:
1 - che i Napoletani ricomprino la loro stessa spazzatura (che... evidentemente tanto spazzatura non è visto che qualcuno la compra);
2 - che ci abbiano pensato prima gli immigrati che i napoletani, i quali incarnano più di ogni altro lo spirito italico del sapersi arrangiare e del saper escogitare le trovate più strane e geniali;
3- che gli immigrati debbano insegnarci a non sprecare.
Io non metto in dubbio che il sistema di smaltimento campano faccia schifo, ma ho l'impressione che in molti luoghi questa situazione sia stata sfruttata come occasione per svuotare le cantine.
Mi spiego senza voler essere polemico.


Nel servizio si vedeva DI TUTTO in vendita. Giacche semi-nuove, scarpe semi-nuove (alcune scarpe che mi metto io abitualmente sono più malconcie), sedie intere, candelabri, di tutto...
Ma io dico... Cazzo. Prima di buttare la roba, e vista la merda in cui si trova Napoli, non sarebbe meglio essere un po' più occulati?
Piccolo esempio. La mia famiglia accumula vestiti vecchi da sempre, li si mette per lavori pesanti quando sono lisi e se per caso non vanno più a nessuno, ma sono ancora utilizzabili, si danno ad amici con figli più giovani o alla Caritas.
"Riuso" è una delle parole d'ordine. Pretendiamo la racolta differenziata PORTA A PORTA, impegnamoci a cercare di aggiustare le cose prima di buttarle, pretendiamo il ritorno del VUOTO A RENDERE, impariamo cosa sono i RAEE, come e dove vanno smaltiti (ho visto frigoriferi e forni in mezzo alla spazzatura a Napoli... per quelli non c'è scusa; a Napoli il sistema di rimozione e smaltimanto di questi elettrodomestici pesanti c'è e funziona).
E poi informiamoci su quali siano i cicli di riciclo e smaltimento. Pretendiamo la DIMINUZIONE DEGLI IMBALLAGGI, inutili e occupanti una quota enorme dei rifiuti.
Prima di protestare contro gli inceneritori e le discariche diventiamo consci di quali possono essere le alternative e sviluppiamo un'ETICA. Un'etica che disprezzi le regole imposte dal consumismo selvaggio di questi decenni.
CHE CAZZO CE NE FACCIAMO DEL PROSCIUTTO E DELL'INSALATA NELLA PLASTICA??
LI RIVOGLIO NELLA CARTA! (Che poi mi costano pure il doppio).
PERCHÈ IL LETTORE MP3 è INCARTATO IN UN METRO CUBO DI PLASTICA? A COSA SERVE LA SCATOLA DI CARTONE INTORNO AI TUBETTI DI DENTIFRICIO E DI MAIONESE? LA BUTTO VIA SUBITO!!
Basta che poi mi arrabbio.
Comunque sia... non ce l'ho con i napoletani cui va tutta la mia comprensione. Il fatto che noi italiani siamo fatti così e a Napoli, checchè se ne dica, sono più italiani di tutti.

martedì 5 febbraio 2008

In fondo al mar...

IL PACIFICO SOFFOCATO DALLA PLASTICA
Un minestrone galleggiante di plastica grande quasi il doppio degli Stati Uniti. Cosi' gli oceanografi definiscono la massa di rifiuti che galleggia nell'Oceano pacifico, tenuta insieme dalle correnti sottomarine, che cresce a un ritmo vertiginoso e che costituisce di fatto la piu' immensa discarica del mondo. L'isola galleggiante, scrive oggi l'"Independent", inizia 500 miglia nautiche al largo della California, attraversa il Pacifico meridionale, oltrepassa le Hawaii e arriva fin quasi al Giappone.

L'oceanografo americano Charles Moore, che l'ha scoperta, la chiama "la grande massa di immondizia del Pacifico" o "il vortice di spazzatura" e ne valuta il contenuto in 100 milioni di tonnellate. Marcus Eriksen, ricercatore della Marine Research Foundation creata da Moore, spiega: "Inizialmente la gente si era fatta l'idea di un'isola di rifiuti di plastica sulla quale si sarebbe potuto camminare, ma non e' cosi'. E' una specie di infinito minestrone di plastica, che si estende su un'area grande forse il doppio degli Stati Uniti".

L'oceanografo Curtis Ebbesmeyer, che da piu' di 15 anni si occupa del problema della dispersione della plastica nei mari, paragona il vortice di spazzatura a un organismo vivente: "Si divincola come un grosso animale senza guinzaglio", dice. Quando la "bestia" si avvicina alla terraferma, come e' accaduto alle Hawaii, le conseguenze sono gravi. "La massa di rifiuti rigurgita pezzi e le spiagge si coprono di un tappeto di plastica". Il "minestrone" e' fatto in realta' di due parti collegate che stazionano ai due lati dell'arcipelago delle Hawaii, chiamate Massa di rifiuti occidentale e orientale.

Un quinto circa della spazzatura - dove si ritrovano palloni da football e kayak, mattoncini del Lego e buste di plastica - e' gettato dalle navi; il resto viene dalla terraferma. Moore, erede di una famiglia di petrolieri che e' anche ex marinaio, si era imbattuto per caso in questa preoccupante "neoformazione" nel 1997, mentre navigava a margine del percorso di una regata. "Per una settimana mi sono ritrovato in mezzo a un mare di immondizia - ha detto al quotidiano britannico. - Come avevamo potuto insozzare un'area cosi' gigantesca?" La scoperta cambio' il corso della sua vita, spingendolo a vendere le sue partecipazioni nell'impero di famiglia e a diventare un ambientalista militante.

Il professor David Karl, oceanografo dell'universita' delle Hawaii, ha detto che sono necessarie ulteriori indagini per delimitare l'esatta estensione del minestrone di spazzatura, ma ritiene che non vi sia motivo di dubitare delle rilevazioni di Moore. "Da qualche parte la plastica deve pure finire", ha osservato. Karl, che sta coordinando una spedizione con Algalita, la fondazione impegnata nella tutela dell'ecosistema marino, ritiene che si sia di fatto creato un nuovo habitat: da sempre la spazzatura che finisce nei vortici marini si degrada, ma la plastica e' indistruttibile, tanto che nell'isola galleggiante sono stati ritrovati "reperti" databili a mezzo secolo fa.

"Ogni piu' piccolo pezzo di plastica che e' finito in mare da cinquant'anni a questa parte e' ancora li'", osserva Tony Andrady, chimico dell'istituto di ricerca Triangle. Secondo Moore, dato che il mare di spazzatura e' trasparente e galleggia proprio sotto la superficie non e' rilevabile dalle foto satellitari: "Lo vedi solo quando te lo ritrovi davanti alla prua della tua barca". Secondo il Programma ambientale degli Stati Uniti, la plastica galleggiante causa la morte di piu' di un milione di uccelli e di 100mila mammiferi marini l'anno.

Siringhe, accendini, spazzolini da denti si ritrovano nello stomaco di uccelli morti, che li hanno ingoiati credendo che si trattasse di cibo, e finiscono nella catena alimentare. "Quello che cade nell'oceano finisce dentro questi animali e alla fine sbarca nel nostro piatto", osserva il dottor Eriksen.

(AGI) - Londra, 5 febbraio


e ora tutti insieme!

Le alghe del tuo vicino ti sembran più verdi sai Vorresti andar sulla terra Non sai che gran sbaglio fai Se poi ti guardassi intorno Vedresti che il nostro mar è pieno di meraviglie che altro tu vuoi di più

In fondo al mar In fondo al mar
Tutto bagnato è molto meglio Credi a me
Quelli lassù che sgobbano Sotto a quel sole svengono
Mentre col nuoto Ce la spassiamo
In fondo al mar Quaggiù tutti sono allegri
Guizzando di qua e di la invece la sulla terra
il pesce è triste assai Rinchiuso in una boccia
che brutto destino avrà Se all'uomo verrà un po' fame
Il pesce si papperà Oh, no!
In fondo al mar In fondo al mar
Nessuno ci frigge o ci cucina In fricassea
E non si rischia di affogar No, non c'è un amo in fondo al mar
La vita è piena Di bollicine

In fondo al mar In fondo al mar
Con questo ritmo la vita è sempre
Dolce così Anche la razza ed il salmon
Sanno suonare con passion Quì c'è la grinta
Ogni concerto è un successon
Il sarago suona il flauto La carpa l'arpa
La platessa il basso Poi c'è la tromba
Del pesce rombo Voilà , il luccio è il re del blues
La cernia con il nasello Al violoncello con la sardina
All'ocarina e con l'orata Vedrai che coro si farà

In fondo al mar In fondo al mar
Se la sardina fa una moina C'è da impazzir
Che c'è di bello poi lassù La nostra banda vale di più
Ogni mollusco Sa improvvisare
In fondo al mar Ogni lumaca
Si fa un balletto In fondo al mar
E tutti i giorni Ci divertiamo
Quì sotto l'acqua In mezzo al fango
Ah che fortuna Vivere insieme
In fondo al mar! In fondo al mar!